19 marzo 2008

Chiudersi fuori e poi cercare di rientrare

Si esce e si chiude la porta
senza pensarci. E quando ci si volta
a vedere quel che si è combinato
è troppo tardi. Se vi sembra la storia di una vita, d’accordo.

Pioveva. I vicini che avevano la copia
della chiave erano via. Ho provato e riprovato
le finestre del pianterreno. Fissavo
il divano, le piante, il tavolo e le sedie,
lo stereo all’interno.
La mia tazza da caffé e il posacenere che mi aspettavano
sul tavolo col piano di cristallo e il mio cuore
era con loro. Li ho salutati: Salve, amici!
Qualcosa del genere. Dopo tutto
non era un grosso guaio.
Me ne sono capitati di peggio. Stavolta
era perfino un po’ buffo. Ho trovato la scala.
L’ho presa e l’ho appoggiata alla casa.
Poi mi sono arrampicato sotto la pioggia fino al balcone,
ho scavalcato la ringhiera
e ho provato ad aprire la porta. Chiusa a chiave,
naturalmente. Ma mi sono messo a guardare dentro
lo stesso, la scrivania, le carte e la mia sedia.
Questa era la finestra davanti
alla scrivania da cui alzo gli occhi
e guardo fuori quando sto seduto là dietro.
E’ molto diverso dal pianterreno, ho pensato.
È tutt’un’altra cosa.

Ed è proprio forte guardare dentro così, senza essere visto,
dal balcone. Essere lì, dentro, eppure non esserci.
Non credo neanche di poterne parlare.

Ho accostato la faccia al vetro
e mi sono immaginato là dentro,
seduto alla scrivania. Che alzo lo sguardo
dal mio lavoro ogni tanto.
E penso a qualche altro posto
e a qualche altro tempo.
Alla gente che amavo allora.

Sono rimasto un minuto lì, sotto la pioggia.
Mi consideravo il più fortunato degli uomini.
Anche se mi ha attraversato una ondata di dolore.
Anche se mi vergognavo violentemente
del male che avevo fatto all’epoca.
Ho spaccato quella bellissima finestra.
E sono rientrato.

R. Carver
......come sempre,
Disegno di Dave Mckean

16 marzo 2008

Sott'acqua


Da un video

Non ho ancora visto nessuna delle sue mostre, ma ci sono installazioni video in cui le immagini si sovrappongono, questa era la parte finale,

Avish Khebrehzadeh


Mi piacerebbe mettere in questo spazio artisti che ho voglia di conoscere meglio.

Ho scoperto una disegnatrice che con poco, dice moltissimo.
Si chiama Avish Khebrehzadeh, e sembra prendere le persone, le cose, in un attimo, un momento della loro vita, in silenzio, molto intimamente. Figure immobili, eppure nel tempo, in attesa del movimento.
Non è facile spiegare queste sensazioni senza l’ impressione di stare scrivendo qualcosa di indefinito, che si potrà cogliere o meno.
Il suo libro è giallo chiaro chiaro, le pagine scarne, il tratto minimo, le figure ti arrivano silenziosamente.

5 marzo 2008

E altro tulipano


Riprendo


C’è stata una “fase”, in cui disegnavo solo fiori, e sempre all’acquerello.
Quando ho ricominciato a guardare questo blog, ho rimesso mano a quella “fase”.
Avevo sistemato quei disegni nel blog all'inizio perché gli unici in formato informatico, risultato di una scansione che aveva lo scopo di fare un calendario per natale a mamma e papà, anno…..2005, credo, e poi, volevo riempire...; ho ricominciato a guardarli e stamattina ne ho trovati altri, mi sembra un secolo fa,
mi piacevano assai i tulipani…..
Utimamente, rimettendo mano a queste cose, ho la sensazione di ritornare in una direzione dimenticata, o passata; come sempre, l'effetto che mi fa avere a che fare con le immagini e le rappresentazioni visive, una via di mezzo tra il narcisistico e l'incredulo,
ma cos'è un blog:
un diario....voyeristico?

Molluschi più creativi




4 marzo 2008

Work,

L’amore per il lavoro. Il sangue che canta nel farlo.
La sottile esaltazione che prova nel lavoro.
Un uomo dice, sto lavorando. Oppure, oggi ho lavorato.
O sto lavorando per farlo funzionare.
Lui che lavora sette giorni a settimana.
E viene svegliato la mattina dalla giovane moglie, la testa sulla macchina da scrivere.
La pienezza prima del lavoro. La stupita comprensione del dopo.
Si allaccia il casco. Sale sulla moto e pensa a casa sua. E al lavoro.
Sì, il lavoro. L’attrazione Verso ciò che dura.

Raymond Carver, racconti in forma di poesia

Poco conosciuti....




Ultimamente ho spesso a che fare con dei grandi molluschi di acqua dolce che si chiamano Unionidi, che, per le dimensioni che raggiungono fanno anche un pò impressione, eccone un pò....
si capisce come sono?
Questa specie, Anodonta, si trova nei fiumi, nelle parti calme, immersa quasi completamente nel fango o nella sabbia, con i "sifoni" verso l'alto, immobile.....aperta o chiusa, in attesa di cibo....un pò inespressivi e apatici i Molluschi d'acqua dolce....